martedì 14 aprile 2020

Porsche 911 Carrera. Supersportiva germanica con radici di quercia


di ROBERTO BERLOCO - Una tigre in alluminio e acciaio, col cuore d’un motore che, ad ogni edizione successiva, pulsa sempre più potenza, innalzando una marea di brividi sotto la pelle, e non solo in chi è al volante.

Una poesia composta più di mezzo secolo fa da Ferdinand Porsche - noto con il nomignolo “Ferry”, figlio del fondatore ed omonimo di questi - capace di farsi leggere ancor oggi con la stessa sorpresa, la medesima emozione, l’identico impeto di gioia.

Un’icona che, dalla prima comparsa dell’antenata 356, di generazione in generazione e siamo all’ottava, ha serbato sostanzialmente invariata la matrice delle proprie forme o, quanto meno, mai ha rinunziato all’impostazione stilistica originaria.

Questo ed altri tratti di penna ancora non basterebbero, tuttavia, per dare una prima idea piena della Porsche 911, rinnovata l’anno addietro con una serie d’importanti interventi che hanno affinato ulteriormente il senso prestigioso di quella che, per i più, rimane una tipica auto da sogno, il classico miraggio irraggiungibile dai portafogli della maggioranza.

Con il codice di progetto battezzato col numero 992, la nuova serie raccoglie un testimone particolarmente importante. Con i suoi 233.540 esemplari fabbricati, la sua predecessora, nota con la sigla 991, lanciata nel 2011, è stata infatti la 911 più venduta di sempre.

Ed è sicuramente anche tenendo conto di questo dato che, a Zuffenhausen, hanno operato affinchè quest’ultima discendenza fosse all’altezza non solo della precedente, ma pure di quelle aspettative che, dopo otto anni d’onorato servizio, i fedeli acquirenti dei prodotti della griffe tedesca, come l’intero pianeta degli appassionati, avevano maturato su quella che avrebbe potuto essere una degna successione del modello.

All’impulso dell’occhiata iniziale, la novità estetica di maggior risalto è probabilmente rappresentata dall’area dei parafanghi, sia anteriori che posteriori. Davanti, infatti, la griglia sotto quella che si potrebbe considerare la calandra, rimane sempre frazionata in tre parti, ma a questa suddivisione non contribuisce più la lamiera, prima spiovente dal bordo del cofano motore verso il pianale, formando un trapezio isoscele rovesciato. Dietro, invece, oltre alla targa, adesso posizionata tra i due terminali di scarico, spicca la soluzione data al gruppo ottico, che non solo fa tutt’uno da un’estremità all’altra, ma sembra quasi inglobare centralmente la dicitura Porsche, tanto questa gli è vicina. Malgrado l’accorpamento alla fanaleria, il risultato della sua visibilità è comunque garantito, anzi addirittura esaltato, non solo da una maggiore corposità dei caratteri, ma in forza proprio della stessa posizione scelta per questi. Sembra quasi che, prima di indovinare la versione di questa 911, chi guardi da dietro, debba aver subito chiaro che, quella dove i suoi occhi sono calamitati, è prima di tutto una Porsche.

L’altro aspetto che colpisce, soffermando lo sguardo sul muso e sulla coda, è l’accresciuta possanza rispetto alla serie 991, conseguenza della maggior larghezza delle opposte carreggiate. Naturalmente, contribuiscono all’effetto anche gli stessi cerchi che, variano dai 20 pollici davanti ai 21 dietro.

Ma non passa in secondo piano nemmeno l’epilogo voluto per i fanali anteriori, stavolta a corpo con i passaruota e full led con ben 84 punti luce. Con la tecnologia messa in campo, il loro getto luminoso segue la direzione di marcia impostata dal guidatore. Un ausilio, questo, di preziosa utilità durante gli orari notturni.
Succosamente ingegnose le soluzioni adottate per l’aerodinamica. Dietro, lo spoiler, più esteso di quasi metà rispetto a quello della 991, si conserva chiuso fino ai 90 km/h, per elevarsi ad altezza mediana sino ai 150 km/h, infine estendersi del tutto oltre questo limite.

A non smentire il senso autentico di questa Porsche è, naturalmente, anche il motore, boxer come in una certa apprezzata tradizione, rigorosamente posteriore a sbalzo, fornito di due turbine più robuste, con una cubatura da 3 litri, 6 cilindri, ed una scuderia da 385 cavalli per la Carrera e 450 per la Carrera S. Subito evidente il notevole passo in avanti, guardando rispettivamente ai 350 cv per 3.4 litri della scorsa Carrera, e ai 400 cv per 3.8 litri dell’ultima S. Ed è subito chiaro come siano giustificabili le prestazioni maggiori che, adesso, ne conseguono: dall’accelerazione in 4,2 secondi (4,0 in modalità Sport Chrono) e una velocità massima di 293 km/h per la prima, a quella in 3,5 secondi (in Sport Chrono) e una punta di 308 km/h per la seconda.

Una concezione asimmetrica nella fasatura delle valvole di aspirazione per albero, permette, poi, un miglior contenimento dei consumi a carichi meno elevati, con una discreta ottimizzazione in termini d’emissioni.

Novità decise anche per il capitolo del cambio, nella formula PDK  ad otto rapporti, con una prima breve, un’ultima più lunga e la velocità massima procurata in sesta. Tutti gli innesti ora sono più rapidi e precisi, in virtù d’un ottimizzato meccanismo di frizione. In più, il contenitore del cambio è stato concepito per ospitare pure un motorino elettrico, in considerazione di prevedibili, future versioni ibride.

Definiscono ulteriormente il quadro vari sistemi destinati a facilitare la guida, come quelli della frenata di emergenza e del rilevatore termico di persone o animali in carreggiata, oppure, ancora, come lo Start&Stop, vantaggioso soprattutto nel traffico di città, nel caso di soste e ripartenze che avvengano entro un certo arco di secondi.

Infine, chicca tecnologica all’altezza di questo successo senza tempo, il sofisticato meccanismo Wet Mode: attraverso specie di microfoni, viene riconosciuta e segnalata la presenza d’acqua sulla superficie stradale, intervenendo sull’assetto, se chi è al posto di guida decidesse di farlo, per evitare perdita d’aderenza. Un’ipotesi ricorrente in caso di pioggia, neve o aquaplaning.

Con un prezzo oscillante tra i quasi 110.000,00 euro della Carrera “base” e i 148.431,00 della 4S Cabriolet, decidere oggi per Porsche, ad esempio anziché per Ferrari, significa optare non solo per una scelta d’assoluto prestigio, ma pure per una di cosciente discrezione.

Una delle caratteristiche fondamentali delle supersportive del Cavallino rampante nero, sta proprio, infatti, nella capacità, come dire, di non farsi notare troppo per le strade, differentemente da quanto accade, a rimanere nell’esempio, per qualunque bolide della Casa di Maranello. Insomma, a meno che non si opti per le varianti speciali, una Porsche tiene sicuramente il proprio peso negli sguardi della gente, una decisa elezione negli animi degli estimatori del genere, ma non eguaglierà mai il grado d’appariscenza della sua rivale italiana. E, questo, per taluni palati, rappresenta un elemento di pregio il quale, semplicemente, fa da ultimo tocco ad un’esclusiva armonia di meccanica e stile che, per ogni nuova evoluzione, affonda sempre più le proprie radici di quercia nel terreno della storia delle grandi automobili.

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