ROBERTO BERLOCO - C come cattura. Svelata nel Marzo scorso, la nuova Classe C si rinnova dopo sei anni di mercato, primeggiando subito nella cattura degli sguardi dell’ammirazione generale, contro i quali nemmeno una pandemia, come quella ancora in corso, potrebbe alcunché.
C come crescita. L’ultima creatura di Stoccarda, ultima in ordine cronologico, si presenta più lunga di sette centimetri e più larga di un centimetro rispetto alla precedente, con una linea ancora più filante e avvolgente, senza, però, rinunziare ad una forte somiglianza con il passato, come oramai da tempo nello stile di ogni nuovo parto di tutte le Case tedesche che trattino usualmente l’alto di gamma.
Puntualmente, è già il colpo d’occhio a raccontare di una vettura di classe al passo deciso coi tempi, in forza della solita proiezione in avanti tipica dell’industria automobilistica germanica. Eppure, tra le fascinose lamiere di quello che è uno degli ordinari casi di avanzata tecnologia d’Oltralpe, batte un cuore autenticamente italiano, quello del disegnatore friulano Bruno Sacco.
Fu lui, difatti, nel lontano 1976, da capo del Centro Stile Mercedes, a creare quello che, per l’epoca, era un modello assolutamente inedito per l’azienda del Baden. Un’autovettura che passerà alla storia con la sigla 190 e che, nella sua originalità, rappresentava una sorta di prima, originale discesa dalla fascia alta, fino ad allora unica praticata dalla Casa della Stella, a quella medio alta, ormai già frequentata, con risvolti lusinghieri, da Audi 80 e BMW Serie 3.
Una risposta alla concorrenza, dunque. Una reazione che doveva pareggiare e, possibilmente, superare i risultati di vendita delle storiche rivali in questo particolare settore. Il risultato fu un successo commerciale che riempì d’orgoglio i vertici societari, al punto da portarli a non abbandonare più quel particolare segmento, oggi incarnato dall’ultima generazione della Classe C, che a diritto pieno, dunque, può considerarsi l’attuale erede della 190.
Stilisticamente, la nuova C richiama da vicino i motivi estetici comuni alle varianti della Classe A, dalle movenze essenziali della carrozzeria al disegno dei gruppi ottici, sia anteriori che posteriori, fino ancora alla calandra, che si pronuncia verticalmente, lasciando protagonista la stella a tre punte nel mezzo.
L’incremento dei centimetri si palpa nello spazio complessivo dell’abitacolo, ma, soprattutto, nel bagagliaio della versione familiare, ora più ampio di ben trenta litri.
All’altezza delle promesse degli esterni è l’interno, regnato dall’eleganza tipica, dall’elevata qualità dei materiali e da una cura quasi maniacale nei dettagli.
Con un chiara ispirazione allo stile della nuova S, due schermi, uno davanti al volante, l’altro steso lungo la consolle, riassumono comandi e strumentazione, proponendo la più recente tra le tecnologie adottate da Mercedes anche in materia d’infotelematica e sistemi multimediali.
Ovviamente, anche il capitolo delle motorizzazioni è coerente ai tempi, che pretendono una marcia sempre più spedita verso l’elettrificazione. L’offerta di listino, per ora, parte con motorizzazioni solo mild hybrid, sia benzina - con il 1.5 l da 204 cv - che gasolio - con la C 220 d da 200 cv e la C 300 d da 265 cv. Più in là, invece, arriveranno anche le C 180 e C 300 - rispettivamente dotate di 180 cv e 258 cv - la C 200 d - con una potenza di 163 cv - e, infine, la plug-in hibrid - da 313 cv e 515 nm.
Sei gli allestimenti, a ciascuno dei quali è abbinato un pacchetto che sale di costo man mano che si ci s’allontani dalla base Business e si punti al tetto di gamma Premium Pro, con prezzi che salpano da 50.990,00 euro - per la C 200 Mild Hybrid Business.